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Metti un pioppo nel motore
Il fantastico mondo dei biocarburanti

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Se la tua auto va a mais

Un’auto che va a canna da zucchero, mais o olio di palma? No, non è una delle bizzarre invenzioni di Archimede Pitagorico. Anche se forse non lo sapete, è probabile che la vostra macchina abbia già nel serbatoio questi biocarburanti! Dal 2011, infatti, i fornitori di benzina e gasolio sono obbligati per legge a immettere nei carburanti venduti il 4,5% di “biocarburanti ricavati dalla biomassa”, cioè dai residui vegetali delle lavorazioni agricole e della silvicoltura e dalla parte organica dei rifiuti industriali e urbani.
 
Cibo o carburanti? la battaglia dei raccolti
Di per sé, questo sembrerebbe un dato positivo: utilizzeremo sempre più carburanti ricavati da sostanze naturali e “puliti” al posto dei combustibili fossili. Ma la questione è un po’ più complessa. Un rapporto della Banca Mondiale già qualche anno fa ha lanciato l’allarme: la diffusione dei biocarburanti rischia di trasformare sempre più coltivazioni alimentari in coltivazioni destinate a produrre energia.

La conseguenza? Le risorse alimentari a disposizione di umani e animali potrebbero diminuire sempre più, con conseguente – e drammatico – aumento dei prezzi degli alimenti.
 
I fantastici biocarburanti del futuro
La soluzione? Semplice: i biocarburanti di seconda, terza e quarta generazione. La ricerca, infatti, sta procedendo a grandissima velocità per trovare risorse alternative, trasformando in carburanti le sostanze vegetali non utilizzabili come alimenti – ad esempio, le parti legnose delle piante – e che non rubino terreno alle coltivazioni. Qualche esempio? Alberi a crescita rapida come i pioppi o i salici, canne di lago o di fiume, addirittura le microalghe del mare. Alcune di queste sostanze sono già impiegate da aziende innovatrici, altre sono oggetto di studio in impianti pilota dove si cerca di migliorarne la resa e le prestazioni.
 
Dalla padella… al motore
Mentre la ricerca fa la sua strada, anche noi possiamo dare un piccolo contributo: non solo ricordando di smaltire correttamente gli scarti organici e gli oli utilizzati in cucina, ma anche col “fai da te”: un’azienda inglese ha messo in commercio un apparecchio domestico capace di convertire gli oli usati – sì, proprio quelli della frittura – in biodiesel. Ne “bastano” 20 litri per avere 15 litri di biocarburante. Forse non è un’impresa proprio da tutti, ma non è una bella anticipazione di quello che il futuro ci può riservare?
 

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